Tortorici: già in corso i festeggiamenti per San Sebastiano

Già dal giorno di Capodanno e per quasi tutte il mese le giornate della "città delle campane" saranno accompagnate dal rintocco della campana del Santo Patrono che annuncia l'inizio dei festeggiamenti. Le prime manifestazioni lo scorso fine settimana con la "Bula" e la processione "Du Ddauru"

 A Tortorici, antichissima città adagiata in una suggestiva vallata del parco dei Nebrodi, hanno inizio i festeggiamenti del Santo Patrono San Sebastiano. La grande campana di San Sebastiano, certamente fusa in una delle antiche e rinomate fonderie di Tortorici, da circa dieci giorni, secondo una tradizione paesana, fa sentire i suoi rintocchi anche nelle lontane borgate. La festa di San Sebastiano si svolge ogni anno in due momenti ben distinti: la festa di gennaio detta anche Festa Lunga, dalla durata di un mese circa, e la Festa Corta che si celebra in maggio in un solo giorno. Durante la Festa Lunga, prima della canonica data del 20 gennaio, giorno in cui la Chiesa ricorda San Sebastiano, si svolgono numerose manifestazioni, pagane e di fede, legate al culto del Santo.

 Una settimana prima della festa, si svolge infatti la cosiddetta “ Bula ”.Sono iniziati in grande stile a Tortorici i festeggiamenti in onore del patrono, San Sebastiano I contadini romani solevano legare tre ramoscelli d’alloro con un cordoncino rosso: questo propiziava l’abbondanza del raccolto, aiutava il grano a maturare e donava benessere.
 Sabato pomeriggio all’imbrunire, si è svolta la tradizionale fiaccolata, chiamata “ a bula”, fiaccola creata da un mazzetto con gli steli secchi e l’infiorescenza d’amplelodesmo detta comunemente “disa". La manifestazione cade il sabato più vicino al 13 gennaio, quest’anno sabato 10 gennaio, i fedeli hanno sfilato per le vie del centro storico con le fiaccole accese, accompagnati dal suono delle cornamuse e dei tamburi . La sfilata termina in piazza Duomo, davanti alla chiesa di Santa Maria, qui ogni devoto getta nella piazza ciò che rimane della torcia, si forma un gran falò ed i giovani più impavidi, come da rito,  saltano sul grande fuoco, come segno di virilità e simbolo di purificazione. Il fuoco  ha sempre un grande valore simbolico, purifica e scalda le anime. Intanto la gente disposta in cerchio si gode lo spettacolo carico di fascino e pathos, reso tale anche dalle fiamme e le scintille che scoppiettano nell’oscurità della sera.
 Questo rito, di chiara origine pagana, sembra voglia richiamare alla memoria antichissimi riti agresti propiziatori.
 La domenica precedente la Festa in onore di San Sebastiano Martire si svolge la processione “du ddauru ".
 I devoti provenienti dalle numerose contrade, che hanno in precedenza tagliato nodosi rami dall'alloro o agrifoglio, scorticato il tronco e appeso un fiocco rosso e delle bacche depositano l'alloro davanti al Palazzo della Città (una volta Palazzo dei Giurati), creando così un improvvisato bosco magico. L'alloro ricorda il bosco di alloro sacro ad Adone dove S. Sebastiano, legato nudo ad un albero, è bersaglio delle frecce dei feroci arcieri della Mauritania. A mezzogiorno, dalla chiesa di S. Nicolò viene portato in processione S. Antonio Abate, il quale nel suo breve percorso attraversa questa piccola e improvvisata foresta e con la sua intercessione rende fertile la terra e gli animali, esorcizzando i mali. Dopo il rientro di S. Antonio nella Chiesa di S. Nicolò, al suono di cornamusa e tamburi, i devoti danno inizio alla sfilata dell'alloro lungo le vie del paese. Uomini , donne e  bambini sfilano con grossi rami di alloro infiocchettati con nastri rossi , adornati con campanacci con evidente richiamo alla vita pastorale ancora attiva nella zona, alcuni portatori sono vestiti con gli antichi abiti pastorali, il tutto è accompagnato dal suono delle cornamuse, che rende ancora più suggestivo il cammino verso la Chiesa di Santa Maria. Un fiume di gente che sfila per le viuzze del paese, portando in spalla non un ramoscello, ma un vero e proprio albero di alloro,  pesante e faticosa la salita verso il luogo sacro, dove nel piazzale di fronte alla Chiesa viene fatta la benedizione.
  Un’atmosfera di sacra paganità, prende  scena con  la ‘dafnephoria’, la processione dell’alloro in ricordo del martirio del santo. E’ chiaro si tratti, ancora una volta, di una visione che riflette il tentativo di dare, nel tempo, una spiegazione religiosa ad una parte della festa intrisa di chiari residui paganeggianti.
E' così che, di nuovo, sacro e profano vengono ad intrecciarsi nel tessuto della devozione popolare, in una feconda commistione di pagano e di cristiano.
San Sebastiano, come Apollo, entrambi hanno nell’alloro la loro peculiarità. Pianta simbolo del trionfo della luce sulle tenebre, racchiude in sè attributi salvifici e purificatori. Apollo è la luce, così come il Dio dei cristiani è la luce, luce di verità. L’alloro è la pianta del sapere, della sapienza, della chiara razionalità, dell’armonia cosmica. Ma è anche ‘albero della vita’, ‘axis mundi’, dal forte potere rigenerante, in quanto le sue foglie sono sempreverdi.
E’ così che, in un’epoca di passaggio tra inverno e primavera, i rituali di San Sebastiano vanno ad innestarsi nell’alveo di antichissimi culti agrari primaverili, dal carattere propiziatorio e purificatorio. La processione dell’alloro , alle soglie della primavera, è  volta ad incentivare le forze germinative della natura. Ed è proprio alle calende di gennaio che gli antichi romani erano soliti adornare le porte delle case con fronde di alloro, ritenute simbolo di fertilità…
I contadini romani solevano anche legare tre ramoscelli d’alloro con un cordoncino rosso: questo propiziava l’abbondanza del raccolto, aiutava il grano a maturare e donava benessere.