Il carnevale a Mistretta: "Il carnevale dei semplici"
Lo slogan: “fantasia, colore, allegria” ben si addice al carnevale amastratino (da Amestratum l’antico nome della città di Mistretta, nome di derivazione fenicia, am’astrat figli della dea Astarte, questo per i non mistrettesi) .

Tutti gli abitanti, con grande fantasia, appunto, hanno animato le umide serate di febbraio con grande gioia e divertimento. Con il piccolo finanziamento messo a disposizione dall’amministrazione comunale, e il grande impegno di tutti i ragazzi di Mistretta, il carnevale amastratino è andato in porto con grande seguito dei cittadini e soddisfazione dei partecipanti. Riassumendo, un bravo a tutti, specie il direttore d’orchestra Luk Von Malandrin ed al suo stuolo di “note musicali”; ai “girasoli” che hanno propagandato il verde e l’ecologia, alle “cheerleaders” belle ed allegre, che accompagnavano a suon di musica e di balletto i loro campioni; poi i “giocatori di scacchi” che con due mosse hanno fatto scacco matto, ma soprattutto i “clowns”, bravi! Le mini “country girls” e i loro mini “cow boys”, ragazzini, bambini quasi che hanno curato da loro stessi trucchi costumi e coreografie, scomodando nientemeno che Nino Rota e Fellini!; gli spericolati avventurieri avventuratisi tra le “montagne russe”; “le marinarette” ecc. ecc. Tra le singole o gruppi ovviamente le “cyber galassien”, la povera “palma” con i suoi persecutori “punteruolo rosso”; “la famiglia colorata”, marito, moglie e figlia di pochissimi mesi: deliziosi; il “papà ballerino” con la figlia di pochissimi anni che ballava meglio di lui; e non va dimenticata la sfilata degli asini con Peppe Nappa pronto per essere immolato (traduci bruciato) sull’altare del divertimento, rivisitazione quest’ultima della mitica callivaccata ricordo di una tradizione contadina che sarebbe bene non dimenticare del tutto: centinaia di muli, giumente e cavalli bardati riccamente che sfilavano per le strade del paese soffermandosi, a suon di stornelli e di corni e di trombe davanti al bar principale per una mitica bevuta di vino. Poi tutti alla “Neviera” a “bruciare” il carnevale. L’indomani, primo giorno di quaresima, ma anche giorno di ripresa del duro lavoro nei campi dopo la breve parentesi del carnevale. Carnevale dei semplici sì, fatto di fantasia, colori e allegria, per dimenticare, almeno per tre giorni, tutte le tragedie che ci stanno. Questo sta a significare che un impegno collettivo, una voglia di fare ed una ricchezza di idee possono benissimo aiutare a realizzare un carnevale ma anche risolvere tantissimi altri problemi. Basta volere esserci, basta volere fare. Una bella lezione di modestia e di grande volontà. Sta a chi di dovere saper apprezzare e cogliere queste potenzialità. E dopo questo scritto redatto anch’esso in stile carnevalesco, come si suol dire, arrivederci alla prossima ed intanto visitate le foto di questi colori e di questa allegria che trovate sui social network e che vi invitiamo a cliccare.
Giuseppe Ciccia
