Rito della Luce

Il giorno della luce, alla Piramide 38º Parallelo, enorme scultura in acciaio, alta ben 30 metri, la piramide della pace.

La piramide posta con grande fortuna, a taglio di questa indicazione geografica (il 38° parallelo è quello che divide la Corea del Nord dalla Corea del Sud , un simbolo assunto come esigenza di pace, di unione e non di divisione) . Una marea bianca ha invaso il piccolo monte prospiciente il Mar Tirreno, nel territorio di Motta d'Affermo un paesino di 800 abitanti in prov. di Messina, sotto il rosso  della piramide costruita come opera d'arte dallo scultore Mauro Staccioli.

Una processione continua di visitatori, di appassionati, di artisti, musicisti, poeti, declamatori di versi e di testi teatrali, in una kermesse dall'apparenza caotica ma è un caos ordinato ,fino al tramonto, fino a dopo il calar del sole, a scongiurare la notte di sciogliersi di nuovo nella luce, alla vista del sole che illumina di sapere la terra, che illumina di bellezza tutta l'umanità, almeno quella parte che è disposta a accogliere il messaggio di spiritualità. Ballerini, mimi, coreografie, tutte ad osannare simbolicamente la luce e il diritto a godere della bellezza. Tutti a celebrare attorno alla piramide, simbolo chiaro che tende ad innalzare fino al cielo ed il cui interno vuoto è segnato da un al labirinto di pietre ad indicare la difficoltà per raggiungere  la perfezione e dove una lama di luce, in un preciso momento della giornata, segna chi passa per la linea mediana, quasi a  segnare con il raggio luminoso il rinascere alla vita.  Hanno fatto coro a questa esigenza di bellezza artisti di tutto il mondo, si è assistito a danze ispirate a musiche orientali, specie quelle musiche che portano a guardarsi dentro attraverso il suono del tutto diverso dai rumori assordanti che ci invadono istante dopo istante la nostra vita; interpretano le  musiche, ballerine con movimenti  istintivi controllati solo dall'evoluzione del pensiero interno e spinti soltanto dall'imput istintivo del momento. La bellezza ispira la vita, e ciò che sembra kaos è un insieme di immagini, parole, simboli volti ad osannare una sola cosa: la bellezza, a celebrare la resistenza della bellezza contro l'imperialismo consumistico come dichiara  lo stesso Antonio Presti  nelle parole che riporteremo a chiusura di queste poche note. Antonio Presti, questo sognatore visionario, che si oppone con tutte le sue forze fisiche ed economiche alla bruttezza che abbrutisce e abbruttisce il mondo! Fra le cose viste e godute,   la rappresentazione dell'inno alla vita, alla solidarietà di un gruppo di ragazzi provenienti dal'Egitto, dal Ghana, dal Vietnam, dall'Eritrea, dalla Sicilia che parla del dolore dell'emigrante e dalla richiesta di una vita diversa da parte di chi è costretto a lasciare la propria terra per il desiderio legittimo di una esistenza dignitosa e libera.  Poi le parole  del poeta tunisino Monchef Ghachem, raffinato cantore del mare e dell´antica tradizione marinara mediterranea. Considerato uno dei poeti più intensi della sua generazione, «dalla scrittura trasparente e vera» ha letto poesie tratte dal suo libro "Car vivre est  un pays", sorretto dal poeta catanese Biagio Guerrera che ha letto le poesie in italiano e alcune tradotte in siciliano, una  lingua che ben si confà alla lingua araba con la quale si esprime il poeta tunisino.  Al calar del sole in uno splendido tramonto, visto dalla piramide che sembra quasi riflettere il colore del sole stesso ammantandosi di una luce quasi surreale, i suoni degli strumenti provenienti da ogni parte del mondo, assieme al rullo dei tamburi orientali,  hanno fatto coro, quasi un inno conclusivo alla giornata dedicata alla bellezza ed alla gioia di vivere. La Vita che va sempre vissuta nella bellezza e nell'amore, simboli forse new age ma anche simboli universali che qualunque religione accoglie e diffonde. Per finire ecco cosa ha dichiarato Antonio Presti: “Per riprendersi la Gioia di vivere, il popolo siciliano dovrebbe anche comprendere che non può più prendere in maniera scellerata dalla Grande Madre, la terra di Sicilia, ma che è giunto il momento di restituire a lei: attraverso l’orgoglio di essere siciliani e il diritto alla cittadinanza con la cultura e la Bellezza. Restituendo rigeneriamo e rigenerando trasformiamo, e quindi dallo stato di depressione possiamo passare a quello di gioia. Il percorso di futuro, per l’essere vivente, così come per Fiumara d’Arte, dovrà passare dunque attraverso il restituire, il rigenerare, il trasformare e infine sugellare il tutto con il ringraziamento”.
Ed infine: “Nel nostro presente abbiamo tutti bisogno di riprenderci la Gioia di vivere, che ci è stata espropriata dalla dittatura della paura e da quell’imperialismo consumistico, oggi decadente, che ci ha portati alla depressione spirituale. Il viaggio simbolico all’interno della Piramide, quel cammino dall’oscurità alla luce, consegna Bellezza e Conoscenza a tutti i visitatori, restituendo il valore del futuro”.-
Appuntamento al prossimo solstizio d'estate, alle prossime emozioni, per rinnovare l'inno alla vita.


                                                                                                                               
Giuseppe Ciccia