Tusa e il suo centro storico: un caso emblematico

Perché parlare di Centri storici minori?
Il centro storico è quella parte del territorio comunale di più antica formazione normalmente sottoposto a tutela con la finalità di assicurarne la conservazione di testimonianze storiche, artistiche ed ambientali


Il centro storico costituisce la testimonianza concreta della complessità culturale delle stratificazioni insediative e dei cambiamenti sociali che lì si sono prodotti e sedimentati. Sono punti fondamentali nevralgici, elementi centrali di ciascun sistema territoriale in quanto racchiudono esperienze materiali e immateriali dell'essenza culturale di ogni comunità.
Sono i luoghi dell'abitare e del produrre, i simboli del potere politico e religioso, il sistema viario, che danno vita ad un sistema armonico frutto di stratificazioni successive riconducibili a matrici economiche, sociali, politico - istituzionali che è doveroso " conservare ".
Dopo questa premessa  e prendendo in osservazione il nostro caso si può evidenziare come, nella realtà che viene sottoposta ad analisi, siano violati i principi fondamentali di tutela, conservazione e senso dei luoghi.
Cosa accade?
Questo magnifico borgo nebroideo situato in una posizione panoramica, subisce nel tempo diverse trasformazioni:
in primis  si sviluppa all'interno delle mura cittadine ancora superstiti  in alcuni punti, poi storicamente si espande oltre le mura, fenomeno essenzialmente dovuto dal cessare del ruolo difensivo e dal subentrare di nuove esigenze che la storia urbanistica ci insegna.
Fin qui nulla di nuovo.
Poi possono verificarsi fenomeni catastrofici che portano al ridisegno della conformazione urbana dei lotti e la mutazione estetica dei luoghi.           
Anche questo fenomeno ha toccato profondamente questa realtà in maniera più incisiva intorno agli anni 60 del secolo scorso, poi come avvenuto in molti centri minori con il periodo storico denominato" boom edilizio", ecco che avviene una prima parziale distruzione del centro storico modificando i connotati di questa splendida località nebroidea in vista di inserimenti di materiali, tecniche e nuove tecnologie innovative, distruggendo la tipicità e le caratteristiche uniche del luogo.
A questo, nello specifico,  si sono susseguiti interventi urbanistici inappropriati e sconsiderati di ogni genere, sono state ridisegnate le piazze, le pavimentazioni, l'arredo urbano, interventi che hanno segnato profondamente la storicità di Tusa.
Ma non è finita, e si potrebbe fare un lungo elenco di mutilazioni architettoniche avvenute quasi sempre nel totale dissenso/rispetto della legislazione che via via si andava affermando negli anni.
Ma ci si può domandare, erano altri tempi?
Certo non si erano ancora affermati i concetti attuali di: tutela, senso dei luoghi, recupero, vincoli di salvaguardia dell' immagine urbana.
Eh bene, la situazione dovrebbe far riflettere sulle problematiche attuali…
Ma nonostante la legislazione vigente oggi a livello nazionale e regionale il fenomeno continua incessantemente.
Chiunque si accinge a venire a visitare questo luogo per la prima volta non può che essere colpito dalla bellezza del territorio, dai monumenti che, nonostante siano soffocati da una modernità inopportuna, stentano a sopravvivere in mezzo ad architetture di ogni genere poco rispettose del contesto.
Ma chiunque guardi con occhio vigile, nota immediatamente la confusione estetica che questa località ha subito e continua  attualmente a subire,  in contrasto con ogni principio di tutela e salvaguardia dell’integrità dei luoghi.
Guardando invece con occhio tecnico, si evince maggiormente come non esiste a tutt'oggi una differenza tra nucleo antico e nuovo, venendosi a creare un miscuglio di stili e architetture tale da non far presumere una sostanziale differenza dal punto di vista architettonico.
Fenomeno facile da notare guardando sia con un rilevo aereo sia attraverso l’osservazione del suo impianto viario.  L'occhio scandisce immediatamente una miriade di tetti sbagliati con una miriade di strutture temporanee (logge/tettoie), come dire una "baraccopoli" a cielo aperto contro a qualsiasi concetto di senso dei luoghi.
Inoltre sì notano:
• infissi sbagliati;
• degrado figurativo;
• prospetti e colori sbagliati;
• materiali di finitura sbagliati.
Tirando delle conclusioni in merito, dall’analisi sì evince che non esistono strumenti urbanistici locali efficaci volti a tutelare l'immagine del suo centro storico, non esiste un Regolamento edilizio idoneo e vigente (vista la miriade di interventi che quotidianamente  vengono avviati),  un Piano Regolatore Generale con attenzione volta alla tutela  dell'immagine urbana, l'estetica, i materiali, le viste prospettiche e le vedute.
Come si può parlare di “centro storico” se poi non vengono attuate e rispettate le regole basilari dell’urbanistica?
“Il centro storico non può essere il luogo dove si inseriscono nuove architetture, inserimenti architettonici violenti contro i principi stessi dei centri storici”.
Siamo ancora in tempo per cambiare tendenza?
Applicando le" regole" si può sicuramente attenuare questo fenomeno ma anche invertirlo del tutto.
C'è da dire che questo territorio merita la giusta attenzione perché ricco di storia, arte, tradizioni e architetture che purtroppo non vengono tutelate nella maniera opportuna.
Senza dubbio applicando le “regole”, ci si può indirizzare verso la promozione di questa identità tramite riconoscimenti vari (bandiere arancioni, borghi più belli d'Italia, ecc..), essendo consapevoli che siamo davanti ad un lungo processo, ma occorre mettere un freno a questa politica di sviluppo errata e inappropriata, che degrada i luoghi e li rende simili a modelli di sviluppo industriale.
In conclusione, nella speranza che ci si possa indirizzare verso iniziative “concrete” volte alla tutela e riscoperta  dei sentimenti dei luoghi e della storia come vero marchio di "Qualità " sostengo che:
“Non si può dare una rinascita dell'Italia, senza una consapevolezza dell'Italia da parte di quelli che la governano”.

Pasquale Serruto