"L'artara di San Giuseppe": da Capizzi a Leonforte

Una bella tradizione in onore di San Giuseppe, tutta da scoprire...

Tantissima gente accorsa a Leonforte in occasione delle Tavolate – “Artara di San Giuseppe ”.
Per la prima volta, l’Associazione San Francesco d’Assisi, ha  organizzato un pellegrinaggio da Capizzi per visitare le Tavolate di Leonforte, con la partecipazione di circa 40 persone. Come ci spiega il presidente dell’Associazione – Francesco Sarra - il patriarca San Giuseppe è il compatrono di Leonforte. I Lenfortesi nutrono viva e molta devozione verso il Santo dei Santi, il padre Putativo di nostro Signore Gesù Cristo. Giorno 18 Marzo vigilia della solennità di San Giuseppe, le famiglie che hanno a “Prummisione ” ossia un voto, allestiscono delle grandi tavolate, mense imbandite e strutturate a mo di altare. I numerosi altari sono  visitati da tantissime persone che giunte a Leonforte per trascorrere una serata all’insegna della devozione, ma anche per gustare vini, cardi, sfingi, finocchi, “pupidduzzi ”, il noto pane benedetto ed altri prodotti tipici offerti e distribuiti gratuitamente dagli organizzatori.  Il pane  è sicuramente l’elemento fondamentale dell’altare, ed agli inizi doveva di certo rappresentare la ragion d’essere dell’altare stesso per il significato atavico che vi si attribuiva di “Grazia di Dio”. Questi enormi pani che troneggiano sulle tavolate, vengono confezionati con squisita arte dalle massaie del vicinato e rappresentano vere e proprie sculture riproducenti santi o istoriati con fregi e motivi vegetali. Oltre al  pane, vengono preparate  anche varie frittate di cardi e finocchi, di sfingi, fave, ceci bolliti, posti sulle tavolate  e poi anche  distribuiti ai visitatori durante la lunga veglia del 18. L’altare viene concluso dal “cielo ”, ovvero da un drappeggio di veli da sposa disposti ad arte come un baldacchino, dove al centro spicca l’immagine di San Giuseppe o della Sacra Famiglia.
La cosa che non deve mancare all’interno di ciascuna tavolata è la presenza dei calici, delle posate e tovaglioli che indicano i Santi che vengono rappresentati in questa grande tavolata: ogni famiglia per voto decide quanti Santi devono partecipare alla loro tavolata e le pietanze aumentano in base al numero dei Santi. Si passa da tre Santi, a 5, 7, 9 fino ad un massimo di 12 Santi.  Nella tradizione, i Santi rappresentavano i poveri a cui veniva offerta la tavolata: era questo lo scopo principale della tavolata, dare da mangiare ai poveri e agli affamati. A mezzogiorno del giorno 19, si giunge alla cerimonia conclusiva con la partecipazione dei santi ai quali verrà distribuito quanto imbandito sull’altare. Questi, all’inizio della tradizione, erano reclutati tra le famiglie più indigenti, quando la povertà endemica molto diffusa dava luogo a situazioni desolate di vera fame. Ciò consentiva, ai poveri di ricevere quanto permettesse loro di che sostentarsi per qualche settimana; e all’artefice dell’altare di assolvere al voto fatto. Ad ogni santo, con precisi rituali, viene distribuito un corredo di vivande consistente in un porzione o piatto di ogni cosa, non prima però che il padrone di casa, con un rito che vagamente ricorda quello dell’ultima cena, abbia provveduto loro alla lavanda ed al bacio dei piedi. La processione della Statua di San Giuseppe chiude l’affascinante e spettacolare festa.