La violenza contro le donne: politiche di contrasto e strumenti di protezione

Femminicidio, stalking, violenza di genere, politiche di contrasto e strumenti di protezioni, questi sono stati i temi principali discussi nella sala del Castello Gallego di Sant'Agata di Militello sabato scorso.

Di questo si è parlato durante il convegno, organizzato dall’avv. Mariella Oriti e Loredana Maccora, componenti della Presidenza Provinciale delle ACLI di Messina,con il patrocinio del comune di Sant’Agata di Militello, l’Ordine degli Avvocati di Patti ed il Parco dei Nebrodi. La sala del Castello Gallego era gremita di gente tra addetti ai lavori e non. Il presidente provinciale delle Acli di Messina ha moderato e gestito gli interventi delle relatrici che si sono susseguite sulla scena.
Ad aprire i lavori è stata la Prof.ssa Antonella Cocchiara, ordinaria di Storia delle Istituzioni Politiche, presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche, che ha delineato dal punto di vista storico il fenomeno della violenza contro le donne. La violenza contro le donne è sempre esistita, retaggio di una cultura che vedeva la donna come sottomessa all’uomo, basti ricordare che sino al 1956 era ancora in vita lo Ius Corrigendi e solo nel 1975 viene fatta una riforma del Diritto di Famiglia e viene riconosciuta la parità dei coniugi  Fino ad allora la violenza domestica è stata considerata normale e addirittura giustificabile e socialmente accettata. Per non parlare poi dell’omicidio d’ onore che non veniva punito ma considerato un vero e proprio diritto dovuto al marito offeso, dall’adulterio della donna. Certo, oggi giorno sono state fatte varie conquiste dal punto di vista legislativo, basti pensare che fino al 1996 il reato di violenza sessuale era inserito nel codice tra i reati contro la moralità pubblica e il buon costume mentre con l’approvazione della L.66/96  viene inserito tra i delitti contro la persona. Sino ad allora il rapporto sessuale consumato all’interno del rapporto non era perseguito. Questa panoramica legislativa ci fa ben capire come la donna sia stata poco tutelata dalla legge, solo negli ultimi decenni qualcosa sta cambiando, spesso però non bastano solo le leggi  è  necessario che si trasformi  il modo di pensare e di agire di molti uomini, che ancora oggi considerano la donna un oggetto di  loro possesso, succube delle loro volontà. Questo modo di pensare spesso sfocia nello stalli o nel femminicidio. Secondo le statistiche, l’omicidio si consuma entro 90 giorni dalla separazione. L’uomo non sopporta di essere abbandonato e di perdere il dominio e preferisce uccidere piuttosto che la sua donna diventi di qualcun altro. Alla base di tutto ciò c’è un amore malato, un sentimento ossessivo che soffoca, pedina, uccide  e rende la vita della malcapitata un vero inferno, spesso le donne perdonano, ma puntualmente i loro uomini “malati” di quell’amore maledetto, fanno gli stessi sbagli, aumentando la frequenza delle violenza.
Questo è uno dei punti salienti su cui si è posta l’attenzione, in quanto è necessario che la società sia rieducata e sensibilizzata all’uguaglianza, tra uomo e donna. Il miglior da cui iniziare sono le scuole, di ogni grado perché è qui che si formano gli uomini e le donne di domani. In seguito,  l’avv. Carmen Currò, presidente del Centro donne antiviolenze di Messina (CEDAV), ha posto l’accento sulla circostanza che spesso le donne vittime di violenza familiare sono restie a denunciare, perché  spesso l’uomo da citare è il proprio compagno e padre dei propri figli, ciò rende tutto più difficile e doloroso. Spesso si sopporta negando persino di fronte a dei segni evidenti, per mantenere quella facciata da famiglia felice che tutte le donne hanno sognato da bambine. Molte volte è la paura a far si che non si prenda in mano la situazione.
 L’intervento della dott.ssa Maria Milia, sostituto procuratore presso il Tribunale di Patti, ha focalizzato l’attenzione sulla risposta delle istituzioni al fenomeno. Evidentemente la risposta di tipo penalistico arriva sempre dopo che la violenza si è consumata. La dottoressa  in particolare ha fatto rilevare che dall’analisi del fenomeno si è potuto accertare che gli autori di questo tipo di reati, tra questi anche lo stalking, sono  uomini che mediamente hanno circa 42 anni e quindi questo è un fenomeno che riguarda soggetti che sono cresciuti in una società moderna e non dovrebbero essere condizionati da un retaggio culturale che relegava le donne al ruolo di sottomesse. Infine la dott.ssa Tina Camuti, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione la Clessidra di San Piero Patti,  ha posto l’accento sulle conseguenze psicologiche che subiscono le vittime di violenze. Dice la Camuti  che le denunce sono nettamente inferiori alle reali situazione di violenza e maltrattamento subito dalle donne. Spesso si tratta di donne giovani, senza lavoro e con figli che nascondono e negano anche l’evidenza perché non sanno come andare avanti dopo aver intrapreso la strada della denuncia. Le donne subiscono, ma non sono le sole  a soffrire della situazione di disagio, anche i minori, costretti a vivere le continue violenze fisiche,verbali e psicologici, questo inciderà, dice la psicoterapeutica, sullo sviluppo psichico del bambino, svilupperà gravi difficoltà relazionali e comportamenti in età adulta. Il dibattito è stato molto intenso, per l’ importanza dell’argomento, su cui è necessario parlare, ma ancora più importante dislocare punti di ascolto nel territorio, incoraggiare le donne a parlare, garantendo a loro e ai loro figli sostegno e protezione. Bisogna far crollare il muro del silenzio, e dell’ amore malato che spesso amore non è. Tutte le relatrici si sono trovate d’accordo nell’affermare che nonostante le opere di sensibilizzazione, i centri anti-violenza, i programmi dedicati e tanto altro, la violenza di genere , il femminicidio, lo stalking, sono fenomeni in netto aumento. E' necessario battersi senza sosta, affinchè, si affermino le politiche di contrasto e si rafforzino gli strumenti di protezione che sono la base principale alla lotta contro la violenza di genere. Le condanne ai reati, anche se sono sempre più lunghe arrivano sempre dopo che la donna ha subito violenza, o addirittura dopo che la donna è stata uccisa, quindi bisogna prevenire che si arrivi a ciò.