"La classe diGerente2.0"

Si potrebbe dire la solitudine dell'attore! Un uomo solo su un palcoscenico, volutamente vuoto, solo uno sgabello da pub sullo sfondo per sedersi la ogni tanto, per dare più incisività alla scena, poi lui, da solo, con la forza della parola e la complessità del testo da recitare.

Si potrebbe dire la solitudine dell'attore! Un uomo solo su un palcoscenico volutamente vuoto, solo uno sgabello da pub sullo sfondo per sedersi ogni la tanto, per dare più incisività alla scena, poi lui, da solo, con la forza della parola e la complessità del testo da recitare.
 Elio Crifò attore cresciuto a Roma ma siciliano di queste parti, per novanta minuti tiene inchiodato alla poltrona il pubblico che gli sta davanti creando quel clima di giusta tensione tra attore e spettatore e che ti impedisce di immergerti in una risata liberatoria perché le storie raccontate sono di una comicità così tragica che il sorriso affiora appena e viene subito  ricacciato indietro perché incapace di uscire. Di che si tratta? Di storie, storie di oggi: la mafia capitale, la Costa Concordia, il calcio. Questo " la classe diGerente2.0" è quasi il seguito dello spettacolo estivo portato al Castello Bastione di Capo d'Orlando ed giovedì sera in scena al cineteatro Rosso di San Secondo e ci fa capire come, attenzione nella legalità! Spiegheremo dopo perché tutto è "legale", il malaffare si è impadronito di Roma; di come i responsabili diretti e indiretti della tragedia della Costa Concordia alla fine abbiano pagato con pene irrisorie e perché nel calcio tutto quello che succede è assoluta normalità, con  buona pace del conflitto di interessi e simili. Come mafia capitale si  sia potuta impadronire di Roma, con la assoluta indifferenza di chi doveva impedire che il malaffare si radicasse nelle maglie delle amministrazioni comunali, dove arrivava perfino a dettare legge sui controllori che dovevano controllare i controllati, sembra un gioco di parole ma così non è! Tutti sono casi eclatanti, la Costa Concordia una nave del costo di 450 ml di euro gemella ad altre quattro navi dai nomi fantasiosi, aveva con sé un difetto di costruzione una boccola che univa l'albero motore al motore ai pistoni o qualcosa di simile,  ma costava troppo rimandare in cantiere la nave e le altre quattro gemelle, eppure le navi erano (e sono  in regola per poter viaggiare). La costa Concordia era una nave dove non funzionava "la scatola nera", come narra Elio Crifò, dove le porte stagne non erano stagne, dove responsabile della sicurezza era un cameriere e al timone c'era uno che a stento parlava un  poco di inglese; era tutta responsabilità del capitano? O era responsabilità della proprietà della nave, che attenzione non è italiana.Ma è una società estera: la Carnival Corporation & plc della quale fa parte la Costa Crociere. È con la società madre al momento del dramma, il capitano era in continuo contatto e come gli è stato dettato di fare dalla proprietà per salvare.... la nave! e così l'ordine di evacuazione fu dato un'ora e mezzo dopo l'impatto! Per non parlare del calcio che come racconta Elio è stato inventato in un pub inglese da una cellula massonica che ha dettato regole che richiamano direttamente alla massoneria: 11 giocatori per squadra, 22 in un campo disegnato con i simboli della associazione. E già da 1926 appena sviluppatosi, i primi scandali e le prime frettolose assoluzioni da parte della giustizia sportiva fino ad arrivare a quelli di oggi, ultimo in ordine di tempo tangentopoli. Ed il cittadino, il tifoso, di tutte queste cosa che fa? E’ questa la grande domanda: per mafia capitale tutto è in corso; per la tragedia della Concordia la società proprietaria della nave ha patteggiato ed è stata condannata a  1 ml. di ammenda; tutti gli altri imputati hanno potuto patteggiare, ed il cerino è rimasto in mano a Schettino. Tutte queste le cose raccontate (sintetizzate per ragioni di spazio e all'apparenza ovvie da non sembrare eccezionali) con la capacità dell'attore, che come si diceva all'inizio ha saputo creare quel feeling di tensione tra sé ed il pubblico: pubblico che ben ha capito tutta  la propria incapacità come cittadino a reagire con indignazione a quello che la legge consente ma che giustizia non è ed a ciò che la legge non consente ma che normalità è. Un imbarazzo palpabile causato dalla nostra quasi impotenza a farci attori protagonisti di  una legalità necessaria. Così nella platea è piombata addosso il finale dello spettacolo gridato  con voce perentoria. "io sono Stato e voi siete Stato: io Stato chiedo scusa a voi per Aldo Moro, per l'Italicus, per Piazza Fontana, per la strage di Brescia, per Beppe Alfano, per Peppino Impastato, per ....".  ma è lo Stato che ha chiesto scusa ai suoi cittadini? No! E’ l'attore che ha chiesto scusa, lo Stato non lo ha mai fatto! e noi cittadini? Chi è la vera "classe diGerente"? Chi ci comanda, chi ha in mano la redini del potere, degli affari, della finanza? La risposta potrebbe essere si, o in verità siamo noi cittadini la vera calasse digerente, che oramai metabolizziamo tutto senza neanche la capacità di rispondere. Così va il mondo e in questo mondo ci dobbiamo vivere, ci viene di dire. Ci sono le leggi  c'è la giustizia che molte volte, sembra un paradosso, le leggi rendono ingiusta, e ci siamo noi cittadini di ogni giorno che ..... digeriamo tutto. Un'ora e mezzo  tesa per farci riflettere su come una società può diventare insensibile a tutto. Un attore predicatore? No un attore che ha detto le cose che noi siamo incapaci di dire, che ha tentato di aprile la sua coscienza e di risvegliare la nostra, ma che non è in suo potere tenerla sveglia, e la coscienza  purtroppo, quasi sempre si assopisce. Bravo Elio Crifò, per uno spettacolo diverso, inusuale, laddove generalmente tutto dovrebbe finire in una risata e questa volta, invece, per colpa di noi cittadini comuni o tifosi incalliti, la risata è morta.

Ciccia Giuseppe