Stasera in scena a Sinagra "La Baronessa di Carini"
"Vju viniri ‘na cavalleria
chistu è mè patri chi veni pri mia!
Signuri patri, chi vinistivu a fari?
Signura figghia, vi vegnu a ‘mmazzari.
Signuri patri, aspettatimi un pocu
Quantu mi chiamu lu me cunfissuri.
- Habi tant’anni ch’un t’ha confissatu,
ed ora vai circannu cunfissuri?
E, comu dici st’amari palori,
tira la spata e cassaci lu cori;
tira cumpagnu miu, nun la sgarràri,
l’appressu corpu chi cci hai di tirari!
Lu primu corpu la donna cadìu,
l’appressu corpu la donna muriu."

Stasera in Piazza San Teodoro alle 21.30, andrà in scena, nell' ambito del II Festival Internazionale "Nebrodi in Canto", l'opera di Giuseppe Mulè, per la regia del Maestro Carmelo Agnello.
Sulla scena artisti di varie nazionalità, accompagnati dal coro del Liceo Musicale " Regina Margherita" di Palermo e al pianoforte dal Maestro Salvo Scinaldi.
Tratto da una storia realmente accaduta,nel 1500, per la precisione nel 1563, in piena Sicilia feudale, dominio dei Baroni. Uno di questi feudi è Carini, vicinissimo a Palermo, dove regna il Barone Vincenzo La Grua, della potente dinastia dei La Grua-Talamanca. Per classici motivi di convenienze politiche e dinastiche, al Barone viene data in sposa, ancora quattordicenne, la bellissima donna Laura Lanza di Trabia, figlia del potente Barone Cesare Lanza, vero artefice del matrimonio e della conseguente ventennale prigionia della figlia nel pur magnifico ma isolato Castello di Carini.
Dopo aver onorato il matrimonio con anni di fedeltà e molta prole, la bella Baronessa Laura alla fine cede, evidentemente, alla passione vera e non imposta, iniziando una relazione, non si sa quanto casta, con un bel cavaliere del quale è innamorata fin dall’infanzia, Lodovico Vernagallo, del vicino feudo di Montelepre.
Gli eventi precipitano il 4 Dicembre del 1563. Laura e Lodovico si incontrano segretamente nel Castello, ma qualcuno li sorveglia da tempo. Un infamissimo frate, imboccato dal Barone Vincenzo - marito cornuto e anche vigliacco - corre a Palermo ad avvertire Don Cesare Lanza, il feroce padre di Laura.
Cesare parte con i suoi cavalieri alla volta del Castello di Carini, irrompe nelle stanze e uccide senza pietà la propria figlia, per leso onore del casato. Poi fa inseguire dai suoi 'picciotti' il Vernagallo in fuga e fa uccidere anche lui.
Questa è la storia, più o meno nuda e cruda. Inevitabile che a questa si sovrappongano varie leggende, fra le quali la più suggestiva è quella dell’impronta della mano insanguinata della baronessa su un muro del castello, che per secoli tornerà a farsi vedere ad ogni anniversario dell’atroce delitto
