San Salvatore di Fitalia "La Festa del Santo Nero"

Da ieri sono in corso i festeggiamenti a San Salvatore di Fitalia, per il Santo Patrono, San Calogero "Il Santo Nero"

Il culto di San Calogero, l’eremita calcedone, dall’agrigentino arriva nell’area dei Nebrodi centrali a Demenna città bizantina nel basiliano monastero di S. Filippo di Fragalà o di Demenna, giunge a Fitalia verso l’XI secolo.
Erede di Fitalia, San Salvatore di Fitalia custodisce orgogliosamente il culto del Santo da circa un millennio, a continuità di tradizioni più antiche, accoglie le moltitudini di pellegrini, che giungono, sotto il cocente sole d’agosto, provenienti dai luoghi più lontani.
Ma come si fa a descrivere una emozione fortissima, un momento di grande coinvolgimento popolare, la quiete si alterna ad una folla incessante, pellegrini e fedeli non hanno il tempo di riposarsi o rilassarsi perché ad intervalli irregolari un grido si leva dalla folla “e gridamu tutti”, e la folla risponde “grazi’ j S. Caloriu” .
È questo l’istante in cui un brivido ti sale per la schiena, ti invade tutto il corpo e ti fa passare la fatica di un lungo viaggio, o del camminare per le continue processioni.
In onore dal Nero taumaturgo, nei giorni dal 20 Luglio al 21 Agosto e in particolare nei giorni 19, 20 e 21 agosto, si solennizzano le feste patronali: il paese si trasforma perdendo quel perenne aspetto tranquillo; schiere di pellegrini giungono a piedi scalzi, vestiti da pungenti pastrani e con le carni arrossate; suoni incessanti di bande, urla di venditori, spari di mortaretti… una giocosa armonia di festa!

Nei pressi del santuario dall’imbrunire del 19 è un via vai di gente. Una folla incessante prega, e si odono invocazioni al miracolo, urla toccanti, offerte di ex voto in cera o metalli preziosi, oboli in denaro o animali… poi le processioni ed allora ecco una marea di fedeli che si accalca per seguire il tragitto della «vara»; migliaia e migliaia di pellegrini, provenienti da tutta la provincia, percorrono il paese. La "vara" viene portata avanti e indietro a continuare la tradizione dei “viaggi” , per seguitare il pellegrinaggio del Santo e, come dice il popolo per dargli il tempo di fare i miracoli! L’atmosfera della festa è molto toccante e si carica di forte misticismo. Mani che si levano in alto invocanti, fazzoletti che strofinano la statua ad «asciugarle il sudore», occhi che si bagnano di pianto; da ogni volto ecco trasparire un profondo sentimento di fede.
S. Salvatore di Fitalia si grazia di tale “privilegio”, nei Nebrodi, questa è la festa che meglio sintetizza la cultura del popolo, specchio di una dimensione agreste che dopo secoli è rimasta invariata.

Il 19 Agosto è la "vigilia" della festa, ha inizio la metamorfosi, San Salvatore da paese tranquillo in un centro  di accoglienza di folle di pellegrini, turisti, commercianti di ogni genere con le loro mercanzie.
 Lo sparo dei mortaretti da il via al grande evento religioso annuale dei Nebrodi.
Dopo una S. Messa nel santuario alle ore 11.00, si muove la prima processione di “Gesù Bambino” o “Salvador Mundi”.
Nel pomeriggio alle 18.30 importante manifestazione con il Pellegrinaggio al Santo dei Sindaci dei Comuni della Diocesi di Patti, e la processione delle Sante Reliquie, conservate in un prezioso reliquiario d’argento del 1724. Questa processione dal forte tono solenne, sottolinea la grande devozione che l’intero circondario, rappresentato dalle autorità civili e religiose, ha verso il Santo.
La festa entra nel vivo, siamo alla notte tra il 19 e il 20, dall’imbrunire all’alba il grande pellegrinaggio. Folle di gente arrivano a piedi da ogni parte della provincia, risalendo la collina per la “Strada del Pellegrino”. Un lento e commovente corteo si sussegue tutta la notte, i pellegrini, a passo lento, accompagnati dalla luce della luna e delle torce, si incamminano, verso il Santuario, con passo lento ed instancabile.
Il 20 Agosto, dall'alba iniziano le sante messe, ogni ora sino alle 10.00, ogni pellegrino al suo arrivo, partecipa alle celebrazioni, un momento unico, di pace dopo il lungo cammino durato tutta la notte.
 Alle 11.00 una marea di gente si accalca nel Santuario per assistere alla Messa Solenne con il tradizionale “panegirico” .
Gli occhi si fermano invocanti verso l’artistico altare ligneo da dove dall’alto domina la statua di San Calogero.
Fede e devozione traspare dai visi della gente e sfoga in un tuonante grido di “Jè gridamu tutti… razi’ j San Caloriu”  quando la statua del Santo, tramite un particolare sistema di corde e timoni, comincia a muoversi dall’alto della sua inaccessibile nicchia. Ecco i tre sali scendi, in cui il Santo scompare e ricompare, rappresentando per i fedeli il momento dei “miracoli”.

Le bande musicali presenti intonano l’inno e poi ancora applausi e continui “Jè Gridamu tutti… razzi’ j S. Caloriu” .
Il momento è fortemente mistico e di una grande emozione. La statua di San Calogero, tra la folla acclamante, in una calca incessante attraversa tutta la chiesa per giungere alla sua “vara” un’opera barocca del tardo 600.
Si muove così la processione. La vara attraversa trionfalmente le vie principali del paese seguita da migliaia di fedeli.

Alle 20.00, processione del Santo con conclusione nella Basilica del SS. Salvatore.
La serata continua con un concerto, quest'anno è la volta di Paolo Meneguzzi , a conclusione  spettacolari giochi pirotecnici.
 Il 21 Agosto la  festa di San Calogero “Paesana”, durante la giornata ha un tono decisivamente più pacato e la sera alle 19.00 i fedeli ritornano copiosi a stringersi intorno a San Calogero nella Basilica del SS. Salvatore per assistere alla Santa Messa, subito dopo intorno alle 20.00 si muove la processione per le vie del paese.
Sarà una processione lunga dalla durata imprevedibile, San Calogero gira per le vie compiendo i suoi “Viaggi” perché il popolo possa ricevere le grazie richieste.
La folla lo segue con fede al continuo avanti ed indietro, ma la fatica viene cancellata dalla fede e non diminuisce mai l’impeto per ripetere ancora “Razzi’ j S. Caloriu”.
Alla fine i fedeli esausti lo riaccompagno in chiesa e ancora cantando l’Inno e ripetendo il grido di grazia aspettano che sia innalzato nell’altare.